A proposito di questo lavoretto, scritto per contentare i compagni filodrammatici di Londra, Luigi Fabbri ci scrive: “Non mi dispiace che tu pubblichi Lo Sciopero. Io però non avrei potuto farlo neppure se ne avessi avuto il manoscritto, perchè Errico quando me lo fece leggere a Londra nel 1906, mi fece promettere formalmente nel modi più assoluto, che non lo avrei mai pubblicato neppure se mi fosse venuto fra le mani a mezzo di altri. È quindi il mio dovere di dire a te la stessa cosa; ma ormai, quando ti arriverà la presente, tu lo avrai già pubblicato nel Risveglio e … cosa fatta capo ha!
Però sarebbe bene che nel corpo dell’opuscolo che ne farai a parte, tu faccia cenno di questa espressa volontà di lui, avvertendo che la sua contrarietà alla pubblicazione rispondeva a scrupoli esclusivamente letterari e non, si capisce, a causa delle idee e sentimenti che vi diceva, rispondenti del tutto al suo pensiero. Non mancare di mettervi la data (1906 o prima). Ecco accontentato l’amico Fabbri. Se ci è permesso un’opinione nostra, diremo che il dialogo spigliato e l’azione condensata del dramma di Malatesta ci paiono dargli anche qualche pregio letterario”.*
* Questa nota è il frontespizio dell’eizione de “Lo Sciopero” stampata a Ginevra nel 1933 a cura della Libreria del Risveglio.
Lo sciopero – dramma in tre atti, Errico Malatesta
pp. 24, 7,5×21 € 1,50