È durata solo cinque mesi l’avventura di un pugno di anarchici illegalisti francesi, costellata da rapine, sparatorie, omicidi, fughe ed arresti. Cinque mesi, tutto qui. Ma sono bastati perché passassero alla storia, grazie alla definizione di un giornalista, come “Banda Bonnot”. All’epoca il partito dell’ordine rimase sconvolto davanti ai primi rapinatori che usavano l’automobile per compiere i propri colpi, e li considerò immediatamente feroci criminali da sterminare. Null’altro. E gli amanti del disordine? Gli anarchici, cosa dissero sul conto di questi loro scatenati compagni?
Inutile nascondere che la maggior parte di loro rimase interdetta, e li considerò provocatori da biasimare. Null’altro. E qui in Italia? Cosa dissero all’epoca qui in Italia gli anarchici a proposito di quanto avvenuto oltre le Alpi? Solo le parole di condanna di Errico Malatesta formulate nel suo articolo «I banditi rossi», apparso su Volontà nel 1913, vengono di tanto in tanto riesumate. E tanto deve bastare. Quello che non è stato mai riesumato è il dibattito integrale in cui era inserito quel suo testo. Sì, perché i custodi della storiografia anarchica si guardano bene dal ricordare che quell’articolo non fu affatto casuale. Fu solo il primo intervento di Malatesta in una discussione che lo vide opporsi a Giovanni Gavilli, l’anarchico fiorentino, allora redattore del giornale individualista Gli Scamiciati.
I Banditi Rossi, G. Gavilli – E. Malatesta
pp. 40, 12X17 € 3,50