Siamo alla fine del XIX secolo e a Marsiglia, come altrove in Francia e in Europa, il pensiero e l’azione di alcuni anarchici si scagliavano con veemenza contro i regimi di ogni sorta, che andavano in questi anni a ristrutturarsi per mantenere l’ordine stabilito e ridurre al silenzio i suoi nemici dichiarati. Le storie qui narrate non hanno nulla da spartire con la Storia raccontata dal dominio e dall’accademia che lo rappresenta, né sono un omaggio feticcio agli uomini e alle donne che ne sono stati protagonisti. Queste storie sono anzitutto un messaggio nella bottiglia raccolto e riscritto con una ferma convinzione: l’unico rischio che i nostri ideali non possono correre è, oggi come ieri, quello dell’oblio. Un omaggio quindi, ma anche un patto di fuoco e sangue con quei compagni di allora perché, ecco l’intento, altri ancora lo stringano, aldilà del nostro oggi.
Dall’introduzione di Alfredo M. Bonanno:
Un lungo, impressionante, elenco di uomini e donne contro il potere. Un elenco sterminato che ruota attorno alla città di Marsiglia, la luminosa stella del meridione francese che ancora oggi abbaglia i suoi visitatori con il ricordo di quello che è stato vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Giornali fiammeggianti di appelli all’insurrezione e all’attacco, sia pure individuale, senza aspettare la “gran sera” che magari potrebbe tardare a venire, indicazioni precise su come fabbricare ordigni esplosivi di qualsiasi tipo, partendo direttamente dal tritolo o impiegando miscugli per i quali occorre una certa precisione e tanta conoscenza nell’impiego dei diversi materiali. E poi sfide dirette, indirizzate senza peli sulla lingua contro gli oppressori, appelli che farebbero tremare le vene di tanti redattori di giornali anarchici che oggi vengono considerati “incendiari”.
Erano altri tempi, mi si potrebbe rispondere. Non è vero. Erano proprio i tempi delle famose “leggi scellerate”, dirette a tagliare la parola agli anarchici, erano tempi in cui la ghigliottina, la garrotta e la fucilazione facevano sentire il loro triste rumore in Francia, in Spagna e in Italia.
E allora? Erano forse fatti di un altro impasto rivoluzionario quei compagni? No, di certo. Lo scontro era forse più visibile e più crudele di quello che una certa politica recuperatrice del potere di oggi consente di vedere, ma basta fare un poco più di attenzione, basta scrostare la patina perbenista di certi sfruttatori democratici e riemerge il massacratore.
Il libro che leggiamo non vuole insegnare niente a nessuno, non è un manuale come L’Indicateur Anarchiste, è qualcosa di più complesso e ardimentoso, vuole scalare le difese dell’inedia dietro le quali si nascondono tanti compagni non rendendosi conto di lasciar fuori la coda di paglia. Che senso avrebbero allora le pagine dedicate, con minuziosa precisione, alla ricostruzione di luoghi e personaggi, riunioni redazionali e dichiarazioni di guerra dirette contro un potere feroce e assassino?
Il referente di queste pagine non è il lavoro splendido e ardimentoso di quegli antichi compagni, ma la nostra inedia di oggi.
Forza compagni, ed è un espropriatore che redige queste righe, mettiamo mano ai nostri arnesi di sempre, recuperiamo quello che ci appartiene, chiudiamo per un momento le pagine del libro che stiamo leggendo, e attacchiamo.
Chi vuole intendere intenda.
Fuoco! Sangue! Veleno!
Patto con la morte!
Anarchici a Marsiglia alla fine del XIX secolo
pp 249 – 10 euro