Nessun individuo sceglie di diventare un eroe, ci diventa e basta. Nella cassetta incisa poco prima della sua morte, Mesrine dichiarò: «Alcuni vogliono farmi diventare un eroe, ma nella criminalità non esistono eroi.Non ci sono che uomini che si sono emarginati e che non accettano le leggi perchè sono fatte su misura dei ricchi e dei potenti». Nonostante tutto, Mesrine sapeva quello che faceva; man mano che la sua notorietà aumentava non perse mai la lucidità. «Sono state perdonate persone che hanno commesso crimini contro l’umanità, e tutt’ora fanno parte di alcuni governi e non si perdona un delinquente comune? Un crimine contro l’umanità è perdonabile, ma non un reato contro gli uffici della Societé Générale o della BNP?
Quando qualcuno attacca il sistema, il capitale, viene dichiarato irrecuperabile…» (intervista a Libération del 3/4 gennaio del 1979). A differenza dei gangster «all’antica», che accettavano passivamente il principio della pena, conformandosi, subendo passivamente lo scorrere del tempo e assimilando la reclusione come un semplice rischio del mestiere che non avrebbe fatto altro che allungare i loro curriculum, Mesrine non riuscì mai ad interiorizzare il carcere.
R.I.P. Jacques Mesrine, Alèssi Dell’Umbria
pp. 44, 12×17 € 3,50